Portafogli luglio 2017: adelante, con juicio

Nel weekend del G20 si chiude anche il mese di giugno, e i nostri portafogli-benchmark ruotano le loro scelte d’investimento prima di verificare sul mercato l’esito dell’incontro di Osaka. Tra Trump e Xi si sono riaperti i dialoghi così nettamente interrotti lo scorso maggio, anche se appunto si tratta di dialogo e non di soluzione: e sul resto, i mercati sono in nervosa attesa. La tensione è aumentata dai dati macro un pò confusi, con il deficit USA che cresce nonostante i dazi (il Vietnam e altre nazioni asiatiche hanno preso il posto della Cina) e i dati dei PMI non positivi, con la pressione di Trump per tagli agli interessi che di fatto hanno alimentato da una parte la ripresa dell’azionario e la discesa dei treasury, e dall’altra alimentano preoccupazioni sulla tenuta del ciclo economico.

Il nervosismo ha evidenza chiara nell’andamento dell’oro, in buona ripresa da settimane, e nel recente rialzo del Bitcoin: un raddoppio dei corsi da inizio maggio che ha avuto una brusca interruzione negli ultimi giorni, un segno di grande volatilità e fragilità di un mercato che non è ancora maturo. E’ per altro interessante notare come sia anche un mercato non regolamentato (per definizione!) e ad alta concentrazione ( il primo 4% dei possessori di bitcoin ne detiene il 97% del totale, 1000 persone hanno il 40% circa del totale) e quindi è un mercato ancora difficile e molto speculativo.

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Contrariamente alle aspettative, il DMA7 si è comportato molto bene, con l’azionario europeo che a sua volta è sostenuto da una politica monetaria accomodante e dalle promesse BCE che la liquidità permarrà sul mercato per i prossimi trimestri: oltre il 4% sui due asset di giugno, e per luglio si conferma con scelte aggressive su equity USA con IUSA.MI e su equity tedesco, DAXX.MI.

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Sempre positivo ma meno buono il mese di giugno per A_CDM con un modesto incremento a causa delle difficoltà della componente Treasury USA per l’ipotesi di taglio dei tassi FED: ma a livello annuale segna un +5,5% per il primo semestre, con rischi tutto sommato molto contenuti. In luglio propone un mix di prudenza e aggressività , tra obbligazionario EU con EMG.MI e oro PHAU.MI da una parte, e la restante metà tra azionario americano IUSA.MI e azionario emergente EMKT.MI dall’altra.

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Keplero è sempre preciso nel darci le indicazioni sul mercato, e il rally di giugno è molto chiaro sul grafico. Un ottimismo che però, a conclusione, potremmo dire che non è condiviso da alcuni dei nostri nuovi sistemi intermarket che stiamo testando come segnali Risk-on Risk-off : come sempre, prudenza.

 

Carry trade manipulation

Negli ultimi mesi non c’è certo la necessita di scomodare i saggi di Sion per comprendere come Trump stia guidando i mercati finanziari USA al fine di scongiurare un rallentamento economico USA, economia oramai totalmente dipendente dal settore finanziario.

Usando la chiara supremazia finanziaria USA, legata anche ad una più alta fiducia globale dei suoi mercati rispetto al resto del mondo, gli USA tentano di limitare l’emergere di competitori globali nel breve periodo, mentre contemporaneamente tentano di riconquistare una dimensione industriale o comunque la possibilità di conquistare una supply chain completamente dipendente dai capitali USA.

Lo sviluppo dello shale, l’embargo verso diversi giganti energetici, l’aggressività verso il tech ex USA, la misteriosa ascesa di Tesla sono tutti segnali che indicano il desiderio USA di non perdere il treno dello sviluppo economico mondiale rallentando e/o ostacolando tutti i potenziali competitori.

Il declino relativo degli USA aveva subito un accelerazione intollerabile per l’establishment USA dopo la crisi subprime ed era necessaria una figura quantomeno aggressiva e superficialmente imprevedibile per mettere una pezza allo spostamento di forza relativo.

E’ evidente che una ricchezza USA fortemente dipendente dai mercati finanziari necessita di valutazioni ricche e prezzi elevati degli asset USA, sia per mostrare la loro superiorità rispetto agli asset globali ma anche per creare il capital gain necessario a migliorare le entrate fiscali ed i consumi nazionali.

Un costo del debito elevato, debito cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni, causa un espansione  del deficit federale senza precedenti.

Quando questo raggiunge un punto di non ritorno, il rischio di creare un circolo vizioso per cui il debito Usa non viene più comprato dall’estero con la conseguenza di aumentare il costo del debito e quindi aumentare il deficit federale può essere arrestato solo dalla FED con nuovi e massicci acquisti di obbligazioni USA.

Da qua parte il forte interventismo mediatico di Trump contro la FED, che si vedrebbe in questo modo addossata tutta la colpa di un eventuale recessione, salvo che non crei quella necessaria bolla degli asset che fino ad ora non si è creata per la negatività che la geopolitica ha lasciato trasparire.

Ma l’abbondante liquidità per un certo periodo non ha bisogno della FED perché può essere creata dagli operatori di mercato, se sono sostenuti dal presidente del paese con la Banca Centrale più importante del mondo.

Infatti le dichiarazioni di Trump sono bastate per far collassare i mercati obbligazionari globali, le aspettative di inflazione ecc..

Tutto questo ha immediatamente permesso agli operatori di mercato più evoluti di esplorare tutte le strategie carry possibili, ma anche e contemporaneamente quelle volatility compression e risk parity.

In un periodo di scambi non elevatissimi è bastata questa nuova liquidità a dare linfa alle aspettative di riduzione dei tassi e quindi di sostegno monetario al mercato.

Ora ancora di più di prima la FED è all’angolo e le prossime scelte potrebbero avere grande importanza non solo per il comportamento dei mercati finanziari nel futuro ma anche per la sua relativa indipendenza dalla politica USA.

Una FED accomodante, su mercati ancora ricchi di liquidità ancorata per il momento  a strategie solo relativamente esposte al rischio potrebbero essere la linfa necessaria ad una bolla soprattutto sui mercati USA.

Una FED restrittiva potrebbe portare il mercato USA e l’economia americana in una fase di recessione con tutti i problemi annessi e connessi sui mercati di rischio.

L’indice globale è ingabbiato in un laterale da oramai un anno e mezzo, laterale simile a quelli visti nel 2011/2012 e 2014/2015 e cioè laterali che poi si sono risolti in una nuova spinta rialzista. In quel caso prima un nuovo QE e poi l’intervento congiunto di diverse banche mondiali hanno permesso la ripartenza dei mercati globali.

Ora la seconda ipotesi è alquanto improbabile e la prima causerebbe evidentemente una dislocazione di capitali. Ma nel breve medio periodo un nuovo stimolo monetario darebbe nuova linfa ai mercati finanziari.

 

Portafogli giugno 2019: geopolitica

Il mese di maggio era iniziato con grande ottimismo, ed i mercati si erano tranquillizzati nei mesi precedenti con un recupero di fiducia, e di quotazioni, che aveva fatto scordare le perdite del 2018. Ma i twitter di Trump sulla Trade War hanno da subito riacceso i timori degli operatori, ed ora lo scenario è cambiato: sono rapidamente entrati in funzione una serie di aumenti tariffari su prodotti cinesi, ed è stato promesso di estendere le tariffe  sul resto l’import cinese. E i toni sono saliti anche oltre, con un divieto dall’uso dei prodotti Huawei in USA, a causa di ‘pericoli alla sicurezza’ : a nulla sono valse le smentite della società cinese, che comunque alle proteste su quello che loro hanno chiamato ‘bullismo’ americano hanno fatto seguire una azione giudiziaria per togliere questo divieto. Divieto che occorre notare è stato subito accettato da Google: manovra politica anche questa, Google è sotto inchiesta per pratiche contrarie alla concorrenza in USA e vuole apparire vicina al governo americano. Resta che la Cina sta prendendo con molta calma e decisione quella che sembra diventare una prova di forza destinata a durare nei prossimi mesi.

https://www.voanews.com/a/report-us-to-launch-google-antitrust-inquiry/4941585.html

Sulla scia della strategia globale daziaria, Trump ora ha dichiarato di voler alzare i dazi anche con il Messico, se non fermerà l’immigrazione clandestina: una posizione di politica estera molto forte. Il problema di Trump sarà vedere quanto efficace: i dazi li pagano i consumatori USA, e se i prodotti non sono sostituibili con altri realizzati internamente, la trade war potrà durare davvero a lungo. Con effetti collaterali ancora da comprendere, già da ora occorre  riprendere a sovvenzionare i produttori di soya, presenti nelle zona a maggioranze Repubblicana (ma le ultime elezioni hanno visto crescere anche lì i Democratici) .

E le elezioni europee non hanno creato scossoni politici, con i  sovranisti che aumentano ma senza diventare maggioranza. La Commissione Europea però si è sbloccata, ed ha inviato all’Italia una lettera per chiedere chiarimenti sul debito pubblico, che potrebbe portare ad una procedura di infrazione. Tanto è bastato al mercato italiano, con la sua forte presenza bancaria, ad entrare nuovamente in sofferenza per lo spread e il timore di una nuova stretta fiscale.

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DMA_7, che ottimisticamente aveva puntato proprio su EMKT.MI Emergenti e FTSEMIB40, è stato molto penalizzato dalla geopolitica. Forti effetti negativi, -6% su EMKT e -9,5% su FTSEMIB40.MI, per fortuna investiti per il 40% e il 60% del capitale: per chi fosse incuriosito, avevamo anche provato una versione dell’algoritmo con un semplice stoploss su massima perdita %, ma nelle verifiche risulta meno performante della versione base. Le nostre ricerche sono per una definizione di diverse tipologie di crisi, da una rapida ma da cui ci si riprende, ad una rapida senza recovery, ad una più lenta. L’algoritmo di DMA_7 di base difende proprio da queste ultime, occorre uno stoploss articolato (ad esempio, riconoscere il recovery a V per non perdere il rimbalzo) per evitare perdite sistematiche.

Le scelte per giugno sono comunque ancora aggressive, MEU.MI azionario europa total return e DAXX.MI azionario Germania: tenuto conto che l’EU è ora debole politicamente, in attesa di nuove maggioranze, che soffrirà se permangono i timori sulla ripresa mondiale, e che Europa e Germania saranno i probabili prossimi obiettivi di Trump, sono decisioni ad alto rischio. Del resto  il presidente ‘Tariff Man’ ha già puntato anche l’India, dalla sua agenda manca solo l’Europa: ed è possibile che dopo la sua visita in UK, per appoggiare i suoi sodali della Brexit, riprenderà le minacce verso Bruxelles.

 

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Meglio invece il portafoglio-benchmark A_CDM, che aveva fatto scelte prudenti: solo un -0,6% di perdita di portafoglio in maggio, tutta su MEU.MI, e che lascia quasi intatti i guadagni dei primi mesi del 2019, proiettando un +12% per questo anno: ancora molto buona come performance. E con prudenza per A_CDM  ora le scelte sono tutte su obbligazionario: 50% su EM13.MI, obbligazioni statali a breve europee, IBTM.MI obbligazioni statali a 7-10 anni USA e IEMB.MI obbligazioni statali emergenti. Diremmo anche scelte condivisibili, dato il momento difficile.

 

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Keplero mostra con precisione come da maggio la situazione sia peggiorata sui mercati: e per ora non ci sono motivi di ottimismo, salvo naturalmente e paradossalmente un ulteriore calo del mercato USA con conseguenti reazioni della FED ad abbassare i tassi e, forse, toni più concilianti dalla Casa Bianca.