Appendice all’outlook 2016

L’outlook 2016 è stato realizzato da me e Cesare tra il 29 ed il 30/12/2015.

Esiste una versione fantasma rimasta nella mia tastiera che vi propongo oggi, dopo una serie di giornate negative in cui elencavo i potenziali rischi del mercato, rischi che tra l’altro avevamo già evidenziato in una conferenza realizzata a metà dicembre.

Questa parte risulta ancora nell’outlook:

“Non possiamo non evidenziare che ci sono altri rischi da non sottovalutare sui mercati, dalle elezioni USA, ai rischi geopolitici, dalla brexit ad una crisi finanziaria cinese.”

Subito sotto c’è il pezzo che ho tagliato per non rendere troppo pesante la lettura e che oggi metto in rete in quanto ancora più attuale:

Su queste pagine abbiamo già scritto diverse volte su questi temi che adesso andiamo ad analizzare sinteticamente.

1)Elezioni USA La polarizzazione dell’economia e le difficoltà oggettiva degli establishment politici a governare non è un problema soltanto europeo. Anche negli USA questo fenomeno sta creando una serie di candidati outsider che sembrano disporre di un largo consenso complessivo.

Questo capita soprattutto a destra dove però la destra populista e la destra parlamentare non riescono a trovare la sintesi politica comune così come capitava fino a qualche anno fa in Europa alla sinistra.

Vi è quindi la chiara possibilità che le divisioni dell’ala repubblicana portino poi alla vittoria dei democratici e quindi a confermare una visione di politica estera magari un po più interventista di quella di Obama ma comunque a segnare il lento declino americano in veste di superpotenza.

E’ sulla politica estera USA che si gioca buona parte del futuro degli equilibri di mercato attuale e quelli dovremo monitorare.

2)Rischi geopolitici Come già detto in altre occasioni siamo da diverso tempo concentrati tutti sulle tensioni medio orientali, tensioni che hanno coinvolto non solo le potenze regionali che vogliono avere un controllo dell’area sfruttando il pretesto religioso, ma anche delle potenze globali come la Russia e l’Unione Europea che vogliono penetrare in un area dove l’influenza americana sta scemando.

Questo perché alcune di queste tensioni (ma molto minoritarie) hanno avuto epicentro anche nel cuore dell’Europa e degli USA innalzando l’attenzione dei media sulla complessa questione dell’area.

Siamo tutti consapevoli che l’elevato livello di interessi, sia energetici, che geografici, dell’area può portare ad un incremento della tensione anche se riteniamo che questo status quo fa comodo a molti.

La debolezza dei paesi esportatori di petrolio faceva comodo ai produttori shale e sand USA e canadesi così come agli sceicchi sunniti del golfo persico, che però hanno ecceduto nella repressione verso gli sciiti portando ad un lento ma inesorabile aggressività delle minoranze sciite che hanno trovato la sponda militare russa a propria difesa. In questo si innesta il desiderio ottomano di rinverdire la potenza del passato grazie all’appoggio della Nato ed a spese della minoranza curda.

Groviglio di difficile risoluzione ma che serve molto ora ad indebolire un paese ora l’altro ed ad esaurire almeno in parte le riserve di bilancio di molte delle potenze petrolifere dell’area.

Ma se questa situazione è da monitorare a nostro avviso un potente centro di instabilità politica è il cosi detto Mar Cinese, che essendo oramai al centro dei traffici internazionali, molto più che Suez o altree aree, diventa area di interesse geopolitico ed economico senza precedenti.

Triliardi di merci e petrolio transitano ogni anno su quelle rotte e gli interessi globali e locali si stanno confrontando nel controllo di quell’ampio fazzoletto di mare dove ogni paese rivendica il controllo.

A nostro avviso è da quell’area che potrebbero svilupparsi situazione di tensioni globali senza precedenti.

3)Brexit nel 2016 sarà un tema ampiamente dibattutto visto l’avvicinarsi del referendum e certo la posizione di Cameron sarà chiave per sapere quello che succederà.

A nostro avviso la brexit sarà scongiurata nonostante tutto, ci sono le condizioni per cui sia all’Europa che al Regno Unito convenga non scioglier l’antico vincolo anche se è possibile che dopo l’accordo l’Europa sarà diversa da quella che vediamo oggi o forse almeno lo speriamo.

4)Crisi Cinese Diversi anni fa avevo previsto che la crisi europea si sarebbe poi trasformata in una crisi emergente e cosi’ è stato. La natura però al momento è diversa dall’ipotesi in quanto ha colpito in maniera maggiore alcuni paesi a scapito di altri.

Tra quelli che hanno sopportato meglio la fase di rallentamento emergente fino ad oggi ci sono stati i paesi asiatici e la Cina, cioè una delle principali cause del rallentamento che però al momento, ed a costo di una espansione del debito senza precedenti, sta traghettando la trasformazione della propria economia, perdendo PIL ma evitando crisi sistemiche.

Il controllo alla circolazione dei capitali e la forte repressione ai comportamenti più acuti del liberismo al momento ha pianificato un atterraggio morbido ma è evidente che la leva del debito prima o poi porta a delle conseguenze di aggiustamento e di riparazione che non si potranno evitare nonostante la dominanza di quell’economia.

Riteniamo che il livello del debito cinese sia oramai a livelli insostenibili e non permetta una espansione economica sana per cui riteniamo che nel giro di qualche tempo l’economia cinese tornerà sotto i riflettori e non per motivi confortanti.

Come vedete abbiamo evidenziato alcuni problemi e tra questi c’è il problema cinese che tanto è entrato sulle prime pagine dei giornali.

I movimenti di questi ultimi giorni sembrano confermare ed accelerare questo scenario.

Al momento pensiamo che non ci siano le condizioni per una crisi Cinese ma è necessaria la stabilizzazione dei mercati.

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