Elezioni USA

Nell’ultimo articolo pubblicato che vi riproponiamo:

Lo spread italiano e la correzione dei mercati

Avevamo scritto per quanto riguarda le elezioni USA questo commento:

“Per chi si è alleggerito in questa correzione è giusto che resti a vedere come andranno le elezioni USA ma per chi è rimasto sul mercato riteniamo che a questo punto gli indici abbiano già costruito un adeguata negatività che a nostro avviso in caso di vittoria della Clinton verrà reversato mentre nel caso di vittoria di Trump farà realizzare un veloce minimo e poi una ripartenza anche perché pensare ad un candidato repubblicano davvero contro Wall Street ci sembra davvero strano.

Se nei prossimi due giorni ci fosse un rimbalzo significativo allora la correzione successiva nel caso di vittoria di Trump potrebbe essre più intensa ma comunque  di breve periodo.”

Ogni altro commento ci pare superfluo.

In un altro precedente articolo scrivevamo nelle conclusioni:

Tempesta perfetta e cigno nero

“1)Le elezioni USA prima ed il referendum italiano poi (dove le aspettative di una Italexit stanno crescendo) ci regaleranno ancora volatilità, ed in caso di risultati inaspettati e reazioni incerte potrebbero portare a violenti movimenti direzionali

Una strategia che scommette su un aumento della volatilità prima delle elezioni USA e prima del referendum italiano potrebbe avere dei buoni riscontri, così come capitato nei recenti eventi geopolitici”

Anche in questo ogni commento è superfluo.

Continuavamo poi:

“2)Nel caso le turbolenze politiche siano solo americane, oppure che il ciclo di rialzo dei tassi sia confermato con relativa forza del dollaro ma senza infezione verso gli altri mercati obbligazionari,  è possibile che i trend di forza dei mercati europei ed emergenti proseguano dopo il timido inizio post brexit.

C’è anche l’evidenza che l’indice italiano ad esempio tenda ad avere una correlazione inversa rispetto agli indici USA, e questa dinamica potrebbe rimanere così fino al termine delle due tornate elettorali.”

In questo caso al momento il movimento non è stato come ci immaginavamo anche se dobbiamo ancora vedere cosa faranno domani gli emergenti asiatici che potrebbero essere i mercati più a rischio. I futures del mercato giapponese sembrano indicare un recupero quasi totale della pesante correzione ma staremo a vedere.

Per quanto riguarda il mercato obbligazionario è effettivamente salito il mercato USA senza trascinare eccessivamente gli altri mercati ma il movimento è stato molto violento ed ha rotto una importante resistenza statica e dinamica e c’è da dire che le obbligazioni TIPS sono scese nonostante si vendesse i bond per un timore di maggiore inflazione.

Sul mercato dei bond ci sono gli operatori sui fondi che stanno vendendo portafogli obbligazionari per diversificare le posizioni di investimento e questo mantra è quello che verrà cavalcato per qualche mese fornendo probabilmente linfa ai mercati alternativi all’obbligazionario.

Per cui, mentre accorciare pesantemente la duration avrebbe pagato il posizionamento sulle obbligazioni governative a protezione dell’inflazione al momento avrebbe causato una perdita anche se di molto inferiore a quelle del pari scadenza a tasso fisso.

Avevamo poi indicato un possibile rally delle materie prime industriali ed im particolare del rame cosa che si è verificata.

Detto questo ci aspetta nei prossimi mesi una battaglia tra le aspettative reflazionistiche che l’intera Wall Street cerca e quelle stagflazioniste indotte dalle vendite del comparto obbligazionario che invece Wall Street odia più che la deflazione.

E’ l’equilibrio tra queste due forze che permetterà ai mercati di fare complessivamente bene o male insieme ai rischi geopolitici sempre molto alti.

 

 

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