Aggiornamento 12 dicembre un fremito nella forza

I mercati reagiscono sembra con calma anche all’esito del referendum italiano, che diversamente dalla Brexit e dalla lezione di Trump era stato correttamente previsto dai sondaggi. La calma ancora una volta è espressa graficamente dalla posizione dell’oro, che spesso (e spesso non è sempre: faremo a breve un rapido articolo sulle correlazioni) spesso è indicatore di nervosismo degli operatori. Le tensioni politiche indeboliscono i bond statali europei, italiani ovviamente in particolare, e la previsione di una inflazione crescente unita alla crescita economica rende probabile una accelerazione della crescita dei tassi USA, già a partire dal prossimo 14 dicembre, mettendo sotto pressione i T-bond. Se ne avvantaggia il comparto azionario, ovviamente soprattutto in America dove le voci delle agevolazioni al rientro dei capitali ‘bloccati’ all’estero dalla tassazione ed ora agevolati nel rientro sono una spinta sia ai corsi azionari che al rialzo del dollaro.agg-12dic

Tra i temi interessanti, il petrolio che ha raggiunto importanti livelli sulla parte superiore del canale, forzandolo anche un pò: l’accordo OPEC può tanto ma non tutto, e a questi prezzi alcune produzioni che si erano interrotte perchè non remunerativa sotto i 50$ potrebbero tornare ad estrarre, aumentando l’offerta e quindi calmierando la crescita dei prezzi. Il rame resta ad alti livelli, l’indicatore scende ma solo per un effetto statistico ( non crescendo più ulteriormente, registra stabilità) e i BRIC sono tornati a qualche vivacità.

Il titolo però fa riferimento ad un fremito nella forza :  si sta costruendo un nuovo paradigma economico-politico, meno favorevole alla globalizzazione economica e più nazionalistico. La Brexit, la politica di Trump, i movimenti politici europei stanno voltandosi in una nuova direzione, anche se per adesso non hanno ancora espresso chiaramente la loro forza (se non appunto in USA, ma ancora a livello ipotetico-previsivo e non effettuale). I movimenti euroscettici in Europa non hanno preso il governo di nessuna nazione, anche se diventano sempre più rilevanti politicamente, e la stessa Brexit non ha ancora dato alcun cambiamento effettivo: anzi a Londra si sta ancora decidendo come avviare la procedura e quale direzione prendere effettivamente.  Restano le promesse e le prime azioni di Trump, a cui i mercati hanno dato fiducia. Il punto è che, prima ancora di sapere esattamente cosa accadrà, la geopolitica sta prendendo il posto che ha avuto finora la finanza, influenzando l’economia reale: un nuovo livello di equilibrio,un nuovo paradigma che si affaccia sui mercati e che porterà a cambiamenti che ora non sono facili da capire ma che andranno seguiti con attenzione.

 

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Ed è nei settori che troviamo un fremito in questa forza della ‘economia reale’ : dalle elezioni americane, il settore che per ora ha maggiormente beneficiato del ‘nuovo stile’ è quello Finanziario, + 20% circa, che stacca nettamente Energy, Industry e Commodity tutti con il 12% circa e ve3de perdenti Healthcare +3% e Consumer -1%. Un quadro dove i temi della Trumpnomics sulla economia reale sono certo confermati, ma altresì sembra premiata la deregulation e non appaiono dal mercato benefici per i settori del consumo e della sanità. Per ora è solo un fremito, vedremo nelle prossime settimane le prime azioni effettive dall’America che di questo nuovo corso è l’unica per ora a poterlo mettere in pratica effettivamente.

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