Cambia il vento

Come avevamo scritto, gli effetti della Brexit sono più politici che economici, almeno in questa prima fase, perchè il voto inglese è stato più politico che economico. Alcuni importanti giornali sottolineano la irrazionalità del voto inglese, ed in effetti alcuni fenomeni come il crollo della sterlina  o le difficoltà del comparto immobiliare britannico (e i fondi immobiliari ne sono la più evidente prova) sono la prova delle future difficoltà economiche che i mercati stanno gà prevedendo. Ma il voto aveva anche una valenza politica, di insofferenza verso una Europa vista come fonte di regole e spesso di regole soffocanti, e lenta a decidere, come con il problema dei migranti. Si può discutere sulla effettiva conoscenza da parte degli elettori dei danni economici, dei vantaggi di far parte di una unione sovranazionale e degli effetti a medio e lungo periodo ( ad esempio, i negoziati TTIP che ora rischiano di essere rimandati, e che nel caso vedranno come interlocutori separati GB ed EU contrapposti agli USA, con maggiore debolezza da parte degli interlocutori più piccoli) . Ma sono discorsi interessanti quanto accademici, dato che il voto per ora è quello della uscita della GB dalla UE.

Naturalmente i mercati hanno subito visto rischi nuovi e il risorgere di difficoltà vecchie in tutta Europa : la copertina dell’Economist, che pure non ci vede concordi nel pessimismo del vignettista, ne riassume bene lo spirito.

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Eppure qualcosa di nuovo potrebbe esserci: la consapevolezza che se l’Europa non cambia, potrà solo aumentare i problemi che la stanno affliggendo. Già una settimana fa fu Schaeuble ad attaccare la Commissione Europea, dichiarando che se le istituzioni europee non risolvono in fretta i problemi, è meglio che siano affrontati dai singoli governi nazionali in accordo tra loro. Di fatto si tratta di dare una forma ufficiale a quanto continua ad accadere da anni, dove gli accordi tra Berlino e Parigi ( e Londra) hanno spesso dettato la strada alla UE. Ma ora gli equilibri sono cambiati.

Gli equilibri sono cambiati perchè da una parte la Brexit ha tolto una delle cinque principali nazioni alla Comunità, riducendo il numero degli attori al tavolo , e la mancanza di un governo in Spagna ha ridotto di fatto temporaneamente a tre gli interlocutori. E sono cambiati perchè la Brexit ha plasticamente mostrato come gli elettori siano progressivamente scontenti della gestione europea della crisi economica, sociale ed umanitaria che blocca il vecchio continente da cinque anni.

Ma forse il vento sta cambiando. Subito dopo la Brexit, il primo summit tra capi di stato è avvenuto a Parigi, tra Italia e Francia, prima di un incontro a tre con Berlino: ed è una diversità rispetto a quando Hollande e Merkel si incontravano tra loro prima di riunirsi con il governo italiano.  Forse però ieri è avvenuto qualcosa di più chiaro ancora: nella stessa giornata il ministro dell’Economia Padoan, il Governatore della Banca d’Italia Visco e il presidente dell’ABI Patuelli hanno presoposizione a favore di un intervento statale a sostegno del sistema bancario italiano. Quando i vertici del sistema economico, finanziario e regolatorio di una nazione parlano insieme, lo stesso giorno, e lo loro affermazioni sono assolutamente allineate ( con toni diversi: Patuelli è arrivato a dichiarare che ” il bail-in è incostituzionale”,  di fatto bloccandolo  fino ad un pronunciamento della Corte Costituzionale) è improbabile che lo abbiano fatto senza avere la massima decisione nel dare seguito alle loro dichiarazioni e, dato che si tratta di politici navigati, almeno verificato che esistano potenti alleati a loro sostegno.

E puntualmente il presidente Confindustria li ha sostenuti, mettendo il peso del settore produttivo nelle dichiarazioni . Ovviamente però la maggior rilevanza è dall’esplicito anche se prudente supporto dello FMI : “applicare con flessibilità le regole sugli aiuti di Stato alle banche,  di fronte a crisi sistemiche l’intervento pubblico è giustificato”. Giorni fa anche da parte della BCE, prima da parte di un membro italiano del Consiglio di Vigilanza e poi da Constancio, c’è stata una apertura al sostegno pubblico al sistema bancario. Uniche voci fuori dal coro, quelle della Commissione Europea, che insiste nel rispetto delle regole.

E a noi piace anche sentire quello che non si sente, cercare l’elemento mancante anzichè vedere ciò che si ha davanti. Abbiamo atteso oggi per trovare una dichiarazione da parte del governo tedesco a quella che si può definire una presa di posizione italiana a livello istituzionale massimo non diciamo contro ma almeno al di fuori dei vincoli della Commissione Europea ( che Patuelli ha voluto ricordare nel suo discorso con la frase  “i costi morali ed economici di cavillose interpretazioni burocratiche della Commissione europea che hanno impedito i meno onerosi e meno iniqui interventi gia’ decisi ” chiedendo “meno regole e più democrazia”) . ( Riportiamo queste frasi solo per dare ai lettori una immediata ed oggettiva evidenza dei toni e degli argomenti sollevati a livello istituzionale contro la Commissione Europea) .

E ad ora, sabato 9, non c’è ancora alcuna censura da parte della Bundesbank, nè da parte di Merkel. C’è invece una uscita pubblica di Schaeuble al quotidiano Augsburger Allgemeine, che quotiamo per esteso per darne il senso: “Dobbiamo agire rapidamente in modo che Brexit non diventi un incendio”. “l’Europa deve  dimostrare rapidamente di saper offrire un valore aggiunto alle questioni urgenti”, quali la crisi dei rifugiati,  che non può essere affrontata da un solo paese;  “anche la disoccupazione giovanile soprattutto nel Sud dell’Europa è un problema cruciale per molti cittadini”,  “Perché non creare una rete di formazione europea? In Germania i posti di tirocinio sono vuoti, mentre i giovani greci e spagnoli non hanno lavoro”.  “Le soluzioni pragmatiche sono ormai un’urgenza all’ordine del giorno” che non può attendere “interminabili dibattiti istituzionali”, ha concluso.

Certo questa realpolitik tedesca può essere spinta dai recenti problemi delle banche tedesche, Bremen in testa : ricordiamo che pochi giorni fa Markel aveva chiesto all’Italia di rispettare le regole del bail-in. Oppure il vento è davvero cambiato, ed ora sta ai marinai  trovare una nuova rotta per governare l’Unione fuori dalla crisi

 

PS : questo articolo è, fuori dalla nostra abitudine, più ricco di commenti che di cifre, e vogliamo sottolineare che come sempre la nostra posizione è quella di osservatori neutrali ed oggettivi dei mercati. Sulla crisi bancaria e sulle sue cause e dimensioni qui non abbiamo voluto parlare, nè specificare quali siano le possibili strade per la soluzione … ci scusiamo con i lettori, ma è argomento di un nostro breve articolo che stiamo scrivendo ora per un periodico. ( e di cui magari pubblicheremo qui qualche breve estratto ) . Per chi ama come noi le cifre e desidera un approfondimento, consigliamo la lettura della analisi del Cerved sui Non Performing Loans delle banche italiane , disponibile sul loro sito gratuitamente previa iscrizione .

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